Educazione
Bambini e religione: quando la spiritualità non è legata alla fede

Mia figlia non è battezzata, pur essendolo io e mio marito (ci siamo anche sposati in chiesa). Le nostre famiglie naturalmente non approvano e temono che la bambina cresca come una foglia in balia del vento. Noi però abbiamo fatto una scelta legata alla trasmissione del credo cattolico, non alla spiritualità.
Paolo Landi, che scrive per Donna Moderna, è, cito la didascalia sotto la sua foto “Manager e docente universitario di comunicazione e marketing” e ha tre figli. Nella rubrica Il piacere di farcela, che ospita i suoi articoli, ha affrontato proprio quest’argomento. Non è necessario – scrive – avere un credo per educare i bambini alla spiritualità.
Ci sono infatti alcuni riti, come accendere una candela in un momento speciale o fare un bilancio a fine giornata o saper rendere grazie alla vita per mantenere accesa dentro di noi la dimensione dello spirito. Lo stesso dicasi per la preghiera: per un non credente possono essere importanti come per il credente il silenzio, la riflessione sulla vita, l’accettazione di quanto ci accade.
Il non avere un credo religioso, per me, non significa non dare spazio a quella parte di noi che tendiamo a chiamare spirito e che sentiamo che si eleva al di sopra del nostro affannarci quotidiano. Credo sia importante che, in qualsiasi fede o idea siamo cresciuti, noi genitori siamo in grado di regalare ai nostri figli quel respiro più ampio, quello sguardo che sa andare oltre l’orizzonte e che forse un giorno maturerà in una domanda religiosa.
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