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Storia della paternità di Maurizio Quilici: un libro per la biblioteca di mamma e papà

Storia della paternità di Maurizio Quilici, pubblicato da Fazi Editore è un gran bel libro, interessante sia per le mamme che per i papà. Quilici, poiché non esistono molti studi ufficiali sulla paternità, si è preso la briga di andare a rintracciare un’idea di padre non solo tra i volumi di sociologi, psicologi e altri addetti ai lavori, ma anche nei racconti mitologici, nei volumi di storia, nella memoria della vecchia Europa.
Essendo infatti un tema ampio e complesso, Quilici ha sapientemente circoscritto la sua ricerca all’Europa occidentale. Ne è venuto fuori un volumone di oltre 500 pagine veramente godibile. Non si tratta certo di un romanzetto, ma la scrittura del giornalista è chiara e invoglia a proseguire la lettura di capitolo in capitolo, anche quando si addentra in argomenti a noi sconosciuti.
Il pregio di questa Storia della paternità è che ci permette non solo di accedere ad una serie di informazioni sulla paternità nella storia, ma anche di entrare, sia pure da un’angolazione molto particolare, nell’atmosfera di tempi per noi lontanissimi. Di volta in volta ci si sente partecipi della cultura greca, pensatori romani, uomini e donne pronte al martirio nei primi anni del cristianesimo, si assiste alla partenza dei bambini crociati, ai processi del rinascimento per arrivare a curiosare nello studio di Freud mentre elabora le sue teorie e nelle piazze durante gli sconti del ’68.
Un libro che piacerà certamente ai papà, che potranno così confrontarsi con i padri che li hanno preceduti. Anche noi mamme lo troveremo molto interessante perché non ci consentirà soltanto di entrare in contatto con questo aspetto dell’universo maschile, ma anche con l’evoluzione di una certa idea di famiglia, di maternità e paternità.
Personalmente, ho trovato molto interessanti le citazioni provenienti da diari, biografie, epigrafi, che ci parlano di padri teneri verso i propri figli. La ricchezza di aneddoti, episodi, storie vere rende questo libro davvero godibile. Difficilmente infatti ci viene da pensare con tenerezza o con la prospettiva della paternità a uomini del calibro di Pericle.
Certo, tra incesti, parricidi, omicidi e tradimenti dei propri figli, il quadro non è sempre dei migliori, ma in qualche modo attraverso la storia dell’affetto che lega padri e figli, della legge che ne regola i rapporti, delle usanze, delle trasgressioni, noi capiamo meglio la nostra storia di figli e figlie e di neo genitori.
Questo è uno di quei libri che restano nelle biblioteche, che ci verrà voglia, più volte, di leggere. Io lo abbinerei, per completare il quadro relativo ai giorni nostri, al libro di Biondillo: I veri uomini non sono mammi. Aggiungerei anche un’occhiatina al blog di un papà moderno ovvero Sos Mammo.
Una sola nota, da buona pignola, relativa al capitolo sul rinascimento. E’ vero che il papà di Artemisia Gentileschi, nata nel 1593, la iniziò alla pittura e lei divenne la prima pittrice a godere di fama nazionale. E’ pur vero però che lo stesso papà non era proprio un galantuomo e che ci sono molte ombre sia sulla relazione con sua figlia che sulla sua amicizia con l’uomo che la violentò. Lo dico però solo da lettrice appassionata e non da storica esperta.
E ora la citazione. Si tratta del brano di una lettera scritta nel 300 d.c. da un neo papà al proprio padre: […] questo nipotino, centro del nostro affetto, che ha posto un doppio giogo ai nostri nomi. Questo piccolo ti ha reso nonno: io ho un figlio, uno l’hai tu; in seguito a questa nascita eccoci tutti e due padri. Non è più la mia sola pietà filiale che mi spinge ad amarti: adesso ti amo per il fatto che porti due volte il nome di padre.