Gravidanza
Morte intrauterina: il dramma dell’epidurale negata

Avviso le donne in gravidanza: l’articolo, pur essendo utile per le informazioni che contiene, potrebbe impressionarvi quindi o lo saltate o lo conservate per leggerlo in un momento di calma e confrontandovi con qualcuno. Abbiamo già parlato di lutto perinatale su Bebeblog. Questa volta ci soffermiamo su un caso particolare.
Parliamo dei parti indotti per morte del feto. Ci sono donne che devono partorire un bimbo senza vita: può accadere al quinto come al nono mese di gravidanza. Istintivamente tutte noi pensiamo: perché non fare un cesareo? Risparmierebbe un dolore, fisico ed emotivo, molto forte e straziante.
Solitamente si preferisce indurre il travaglio per permettere alla donna di ritentare una gravidanza nel più breve tempo possibile. Con un cesareo, infatti, devono passare da uno a due anni perché l’utero sia di nuovo nelle condizioni ottimali per la procreazione.
Pare però che in simili casi non venga neanche “concessa” l’epidurale. Vi invito a leggere il dibattito che si è accesso sul blog Diritto all’epidurale negato.
Ciò che personalmente mi sconvolge è la, purtroppo, solita disattenzione verso il dolore delle donne e quello delle madri. Niente epidurale, nessuna assistenza psicologia continuata nel tempo. Addirittura spesso ci sono atteggiamenti di sufficienza verso chi sta attraversando un momento così drammatico.
Siamo diventati davvero così insensibili al dolore? O ne abbiamo così paura da mettere a tacere quello dell’altro per paura che ci contagi, che ci costringa a fermarci e a provare dei sentimenti? Che scotto stiamo pagando per ottenere in cambio un’assistenza medica a volte qualificata, a volte pronta a trattarci come un caso clinico e mai come persone?
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