Salute
Holding: l’abbraccio che contiene la rabbia e la tristezza

Se conoscete il Wrapping ovvero la pratica di avvolgere stretti i neonati con una copertina, allora non vi sarà difficile comprendere il concetto di abbraccio contenitivo. Martha Welch, psicoterapeuta, pensò che l’holding, utilizzato fino a quel momento con bambini autistici o disabili, potesse essere d’aiuto anche per i bambini con problemi di attaccamento.
Che differenza c’è vi chiederete tra un forte abbraccio normale, di quelli che già diamo ai nostri bambini, ed un abbraccio contenitivo? Da quello che mi sembra di aver capito, non ho ancora letto il libro di Martha Welch, l’abbraccio viene dato al bambino in un momento in cui sta avendo una reazione aggressiva, di rifiuto e quindi essere abbracciato è l’ultima cosa che vuole.
Si può imporre un abbraccio a fin di bene? Può davvero l’holding far passare ai bambini il messaggio che quello che provano è normale, che noi li accettiamo e non smettiamo di amarli per questo?
Stando a chi l’ha provato non solo è possibile, ma nel tempo i bambini diventano più felici, riescono ad incanalare ed esprimere correttamente le loro emozioni, si legano in modo profondo ai loro genitori (soprattutto in caso di adozione preceduta da abbandoni o eventi traumatici).
Nel mio piccolo credo di capire di cosa stiamo parlando: la mia piccola vive in modo intenso tutte le emozioni, anche quelle positive. A volte ne è talmente sopraffatta da avere reazioni sopra le righe. Il suo istinto è chiudersi, scappare via, urlare o lanciare oggetti.
Mi è capitato, quando l’ho vista molto spaventata da tutto questo, di prenderla fra le braccia anche se non vuole. Dopo pochi istanti “crolla”, si lascia andare alle mie parole (va tutto bene, è normale provare queste emozioni, ti senti arrabbiata?, sei molto emozionata?) e pian piano si rilassa. A voi è mai capitato?
Via | Mamme on line
Foto | Flickr