Cronaca
Mamme stanche: si lamentano troppo?

Sul numero di Vanity Fair in edicola questa settimana, una mamma scrive alla psicologa Irene Bernardini. Contesta le lamentele di noi mamme stanche, sempre di corsa, che non ne possiamo più e che vorremmo un po’ di tregua. Cito solo l’apertura della sua lettera:
Mamme, basta lamenti
Sono un po’ stufa di leggere di donne-mamme-non mamme che si lamentano: se i figli li hanno, se non li hanno, perché devono lavorare e non possono seguirli, perché sono precarie…
cui segue la descrizione della sua vita con tre figli, la difficoltà del non potersi assentare dal lavoro, l’aver smesso di allattare perché non ce la faceva e così via.
Mi ha ricordato quelle mamme che non appena ti lamenti si sentono in diritto di dimostrarti che loro sono più stanche di te, che lavorano più di te, che soffrono più di te e che quindi ti tocca fare di necessità virtù se vuoi essere una vera madre.
Mi ricorda anche le nostre mamme o le nostre nonne o gli uomini che non hanno mai partorito e che ti dicono: scusa, una volta, quando non esistevano le lavatrici o i pannolini usa e getta o l’epidurale, come andavano avanti le altre donne?
La Bernardini saggiamente risponde:
Brava! Ma non crederai che ansia e stanchezza non trapelino dalla tua lettera, vero? Le mamme acrobate meritano sicuramente quel «brava». Ma io resto dell’idea che le donne dovrebbero poter attraversare la vita con un poco più di agio, senza dover eccellere in (tripli) salti mortali.
Ecco, io credo sia importante tenere a mente questa riflessione. Che per generazioni le donne abbiano sempre faticato fino allo stremo, non significa che tocchi farlo anche a noi. Non si tratta di una biblica punizione per aver indotto l’uomo (lui, con la sua ferrea volontà) a cogliere il frutto proibito.
Se una donna si riposa durante la gravidanza, chiede l’epidurale o ha un figlio con il cesareo, prende diversi mesi di congedo o un anno (come accade in altri paesi europei) non è meno mamma delle altre. Mamma non è sinonimo di martire. Anche se alla nostra società conviene lasciarcelo credere per non attuare politiche a sostegno della maternità e della donna.
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