Cronaca
Rubrica Parenting Blogs : intervista a Tachipirinha

Tachipirinha è il blog di una mamma molto molto simpatica, lo leggo spesso anche se non pubblica giornalmente, e pazienza, vorrà dire che i post sono a base di succo concentrato: densi e succosi di esperienza. E poi, chi l’ha detto che bisogna scrivere per forza, anche quando non si ha niente di speciale da dire?
Il suo blogroll è chilometrico, ma quanto legge!? E la rubrica “L’antipaticona” un riparo sicuro quando avete l’esigenza di farvi quattro risate a cuor leggero. Niente male, però, anche “I grandi disastri”, “la guerriera dei fornelli” e “Nonna ansia”. Mettetevi comodi e gustatevi l’intervista a Tachipirinha, noi ci sentiamo alla prossima mamma-blogger.
1. Essere mamma nel 2010: come vedi il rapporto tra le mamme e internet?
Internet rappresenta una risorsa enorme per le mamme di oggi, basti pensare alla sola informazione riguardo alla gravidanza o alla cura del bebè. Un tempo questo genere di informazioni riuscivi a reperirle soltanto dallo specialista, mentre adesso hai una vasta scelta di siti a tema. L’unico pericolo è l’eccesso di informazioni: nel marasma di nozioni in rete, si rischia di perdere di vista ciò che è più compatibile per il proprio stile di vita, senza contare poi le informazioni frammentarie e contraddittorie.
2. Dove trovi il tempo per essere mamma, lavoratrice e anche blogger?
Il tempo per essere tutte queste cose non lo trovo, a dire la verità, fatto sta che ultimamente sono molto poco blogger e molto più lavoratrice. Sull’essere mamma sorvolo, quello è l’unico stato da cui non si riesce a fuggire. Ma nemmeno lo vorrei, sia chiaro. Certo, mi telefonasse Raoul Bova e mi invitasse ai Caraibi per una settimana di fuoco, magari ci potrei anche pensare, eh…
3. Qual’è l’aneddoto più strano/divertente che ti è capitato con il tuo pubblico?
Una volta ero alla Conad a trascinare il mio carrellino giallo, di quelli che di solito si prendono quando si ha da comprare quelle quattro cose e che a metà supermercato ti hanno già fatto lussare la spalla per la quantità di roba che ci hai messo dentro, quando un
ragazzo alto (e piacente, si può dire?) mi ferma e mi chiede: “Scusa se sono un po’ sfacciato, forse faccio una figura di cacca, ma tu sei Lupina di Tachipirinha?” Mi ha spiegato come mi aveva riconosciuto e lì mi son resa conto che l’alone di privacy di cui amo ammantarmi è facilmente eludibile, basta conoscermi di vista, oppure visitare la mia bacheca facebook, oppure seguire un certo forum, ed ecco che mi si sgama. Ah ah, ho detto pure troppo!
4. Quali sono i tre blog migliori in Italia e perchè ?
I blog migliori in Italia al momento? Dovrei rifletterci un attimo. Poi ripasso e ve lo dico.
5. Cosa significa essere buoni genitori? O meglio: quando un uomo è un buon papà e quando una donna è una buona mamma?
Non lo so. E’ un domandone. Io nel mio piccolo non ho un progetto educativo, tantomeno un ideale ben preciso da trasmettere ai miei figli. Diciamo che vado a braccio, anche perchè il mio primogenito è stralunato ed imprevedibile, non si possono fare progetti con lui. Posso solo portare avanti quello che meglio mi rappresenta, ovvero essere una mamma corretta, paziente, gentile, ben disposta verso il prossimo ma che ogni tanto si arrabbia e diventa una belva assetata di sangue nanico, come è giusto che sia. Credo che sia importante cercare di trasmettere felicità e buonumore prima di tutto. Riassumendo, una mamma è una buona mamma quando è spontanea ed equilibrata. Invece un papà è un buon papà quando è bellissimo e ricco sfondato.
6. Secondo te, alla luce delle ultime tendenze sociali, esiste la figura del mammo?
Mammo? No, grazie.
7. Quali sono i consigli fondamentali che ti senti di proporre a una neomamma?
Ad una neomamma, ma anche ad una che mamma sta per diventare, direi “informati, non lasciare che altri decidano per te: sei protagonista della tua maternità, sei tu la madre e nessuno può sostituirsi a te”. Però le direi anche “se hai paura chiedi aiuto, non vergognartene. Essere madre è avere paura ma andare avanti lo stesso”.
8. Parliamo di tempo di qualità: quanto dovrebbe essere nel quotidiano? E tu in che modo lo vivi?
Io e il tempo di qualità non andiamo d’accordo. Io in realtà di tempo ne ho tantissimo da settembre a maggio, mentre per i restanti mesi sono con l’acqua alla gola. Spesso non riesco a conciliare le esigenze familiari con il mio tempo personale. C’è da dire che come organizzatrice della vita domestica sono un cesso veramente.
9. Che cosa ti aspetti da un figlio?
Da un figlio mi aspetto esattamente quello che mi sta dando e che sarà in grado di dare al mondo. Sarà difficilissimo non cadere in quello stato d’animo tipico del coredemamma che ti fa credere che quel nanonzolo che canticchia stonato nella vasca un giorno sarà una grande rockstar.
10. Quali sono gli stereotipi più comuni sulla maternità? E che cosa ci si aspetta, secondo te, da una mamma oggi?
le mamme oggi sono bistrattate, sminuite e anche leggermente macellate. Sembra che se vuoi essere mamma, devi essere Super a tutti i costi. Non c’è possibilità di essere mediocre, puoi solo fare il meglio del meglio, comprare il meglio del meglio, non perdere mai un secondo della vita del proprio figlio. Inutile dire che a questo prezzo è impossibile non essere frustrate, sfido chiunque a non esaurire mai la pazienza e le risorse. C’è anche chi si indebita per comprare accessori per la prima infanzia, proprio perchè il mercato ti convince a farlo. Io col mio secondo figlio ho voluto provare a non comprare niente e a
riciclare tutto. Ricordo che la gente si scandalizzava per il fatto che lo portavo nella fascia piuttosto che nella carrozzina (che non avevo più), e nessuno si peritava a farmi notare per strada che poverino quelle gambine ciondoloni/poverino sta male in quella posizione/poverino ma bello sdraiato in carrozzina proprio no?/poverina lei che ora lo
abitua a stare in braccio, e chi ce lo toglie più? Beh, inculcare ad una mamma che sbaglia a tenere in braccio i propri piccoli o a consolarli quando piangono è una mossa per completare il quadro di inadeguatezza generale che ti vuole incapace e minorenne a vita, e che genera frustrazione e disagio in chi si trova da sola ad affrontare una cosa grandissima, enorme come la maternità.