Cronaca
Hai la depressione post partum? Sei una cattiva mamma

Il blog Diritto all’epidurale negato ha ospitato le riflessioni di una mamma che ha trascorso un po’ di tempo in Germania. Mi ha colpito in particolar modo questa frase:
Poi, dopo il parto, la donna non viene abbandonata a sè stessa – là considerano la depressione post partum come patologia e non come bubbola femminile, perciò viene fornita assistenza concreta e domiciliare, per mesi, anche se hai un semplice dubbio o sei proprio alle prime armi, puoi contare sull’aiuto di ostretriche etc che ti insegnano
Sono tornata inevitabilmente indietro con la memoria: quando è toccato a me nessuno voleva accettare che si trattasse di depressione post partum, neanche io. Per la maggior parte delle persone sei solo una mamma lamentosa. In fondo si partorisce da millenni, possibile che tu non sia capace di reggere il colpo?
Così mi sono sforzata, sforzata, sforzata. Poi mi sono resa conto che davvero non ce la facevo più: avevo bisogno di aiuto. Chiedere se fosse possibile sospendere l’allattamento per prendere dei farmaci che potessero aiutarmi è stato come dire che volevo affamare mia figlia. Così ho resistito ancora.
Per fortuna il mio istinto di sopravvivenza è molto forte e alla fine ho trovato uno psicologo molto bravo che per prima cosa mi ha dato una mano con i sensi di colpa e mi ha detto una frase di una semplicità disarmante: perché quando si parla del rapporto madre bambino si parla solo delle esigenze del bambino e mai di quelle della madre?
Se anche voi siete circondate da persone che vi guardano come delle incapaci, che vi fanno sentire inadeguate, se siete a pezzi o se temete gli effetti degli stati d’animo che provate, non mi resta che dirvi, sulla base della mia esperienza, ascoltate i vostri campanelli d’allarme e lasciate perdere gli sguardi altrui. Essere una buona madre significa anche prendersi cura di sé per potersi poi offrire al proprio piccolo nel migliore dei modi.