Papà
Papà in congedo per due settimane dopo la nascita del bambino: a che pro?

Ho parlato spesso del problema legato ai congedi di paternità e maternità in Italia. Ora riprendo volentieri un articolo sul tema che ho letto su Mammanews. La sua autrice racconta un percorso che purtroppo è spesso molto familiare per noi donne: il papà resta un pochino col pargolo e pensa che in fondo non c’è tutto questo gran da fare con lui.
Poi capita che lo stesso papà, nel momento in cui la mamma deve lavorare, si ritrovi a fare i conti con intere giornate passate con il piccolo e allora, finché non ci si abitua e non si va a regime, il discorso cambia. In effetti, credo che le defezioni di molti uomini, a livello legislativo, e padri, nel quotidiano, dipendano proprio dalla mancanza di allenamento.
I primi tempi è solo fatica: cambia, allatta, culla, metti il ciuccio, cerca il ciuccio scomparso, prepara il pranzo con le orecchie tappate, fai sonnellini di dieci minuti perché di più non si può, eccetera. Gli uomini tendono a pensare che noi donne per il solo fatto di aver generato la creatura, siamo più portate per questi compiti.
In realtà se tutti e due i genitori fossero obbligati a prendere confidenza con il neonato e con le incombenze che derivano dall’averlo in casa, poi entrambi potrebbero godere anche dei momenti piacevoli passati con lui così come del proprio lavoro quando è ora di riprenderlo.
Ora vi lascio con una citazione da Mamme News. Dopo aver letto l’intero articolo, fatemi sapere cosa ne pensate:
[…] bello permettere, anzi obbligare i padri, a stare a casa per due settimane dopo la nascita perché così si favorisce l’instaurarsi di un legame che non sia solo madre/figlio, ma anche padre/figlio, perché per una neomamma poter condividere l’ansia e le difficoltà dei primi tempi con il proprio compagno sarebbe molto utile, perché forse aiuterebbe anche la coppia ad affrontare meglio questo travolgente cambiamento;
inutile cantare vittoria perché il punto non è questo: alla fine delle due settimane la maggior parte dei padri tornerà alla sua vita di sempre pensando che in fondo non è così difficile (se il bambino è un angioletto), oppure ringraziando il datore di lavoro perché l’obbligo è di sole due settimane (se il bambino è un diavoletto) e alla fine tutto o quasi tornerà come sempre:
la mamma impegnata in una folle corsa a tentare di far tutto, assolvere a tutti gli impegni, assecondare l’immagine che ha di sé stessa, tentare di riprendere il filo della propria vita, cercare di ricordarsi perché lavora, cercare di ricordarsi com’era la vita di prima, tenere a bada i sensi di colpa e, tra un affanno e l’altro, ripetersi come un mantra che in fondo…. “l’importante è il tempo di qualità”.
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