Gravidanza
Epidurale por favor. Il libro di Paola Banovaz sul parto in Italia.

Mi è davvero piaciuto Epidurale por favor, il libro di Paola Banovaz sul parto in Italia. E’ uscito a dicembre e riprende molti dei post e dei temi già affrontati dall’autrice nel suo blog Diritto all’epidurale negato.
La Banovaz, di cui avevamo già parlato su Bebeblog è presidentessa dell’Aipa, Associazione italiana parto in analgesia e contrariamente a quanto può sembrare non è un’addetta ai lavori, ma una mamma che ha sentito la necessità di fare chiarezza su temi di cui in Italia si parla molto, ma non sempre con cognizione di causa.
Epidurale por favor affronta principalmente, come si evince dal titolo, il tema del parto in analgesia. La Banovaz non ritiene l’analgesia un’alternativa al cesareo né intende convincere tutte le donne a far uso dell’epidurale. Il suo obiettivo è consentire ad ogni donna di poter partorire nelle migliori condizioni possibili.
La riflessione sulla legge italiana e sui costumi italiani che riguardano sia l’epidurale che il parto, si sposta poi, intelligentemente, sui luoghi comuni che ancora riguardano la donna gravida, il dolore del parto, i vari tipi di parto, la maternità, l’allattamento.
Dietro un certo tipo di atteggiamento c’è un’idea precisa della donna, del suo ruolo, di cosa si può considerare natura e cosa tecnologia. Un libro dunque, niente affatto monotematico, piuttosto ricco invece di prospettiva, di informazioni, di curiosità. Sapevate ad esempio che esistono gli ostetrici veterinari?
Con un ottimo senso dell’umorismo, insomma, Epidurale por favor informa, ma crea anche un certo dibattito. Potete farvene un’idea leggendo questo post, presente in parte anche nel libro, intitolato Dell’insostenibile pochezza del giornalismo italiano o dell’insostenibile parto alternativo.
Personalmente, ho trovato particolarmente interessanti le riflessioni relative al parto medicalizzato, percepito come un’appropriazione del maschile di territori ed esperienze femminili, contrapposto al parto naturale, in casa, addirittura solitario, che sarebbe una rivendicazione, pericolosa a volte, delle competenze femminili.
Una considerazione che mi sono ritrovata a fare, alla fine del libro, è che come al solito noi donne siamo le prime nemiche di noi stesse. Ci stiamo dividendo in fazioni pro epidurale, contro l’epidurale, pro cesareo, contro cesareo e così via. Quando invece l’intento comune dovrebbe essere quello di garantire che la nostra dignità, in un momento così difficile e importante, venga salvaguardata.
Il volume, che vi consiglio anche perché si legge molto agevolmente, costa 8 euro ed è arricchito dalla prefazione di Ivan Cavicchi. Una postilla. L’autrice si è vista porre in copertina una frase che stravolge il senso del suo lavoro e che recita:
Sei incinta, il test è positivo? Tra 9 mesi sarai mamma….
E NON SAI QUELLO CHE TI ASPETTA!
tanto da dover precisare, sul suo blog,
L’intento del libro non è certo quello di spaventare nessuno. Ma solo di riflettere su alcune pratiche che paiono quasi naturali e scontate. Il dolore nel parto. E non solo. L’allattamento forzato al seno, il bonding imposto, il contatto pelle a pelle come panacea di tutte le rogne prossime e future con vostro figlio, il parto in acqua con le sue presunte basi scientifiche. Insomma, la galoppante “naturalizzazione” della maternità, del parto, del rapporto madre-prole, dei sentimenti, in opposizione a una “medicalizzazione” che pare abbia monopolizzato le sale parto di tutta Italia.
Buona lettura e, naturalmente, aspetto i vostri commenti.