
ll congedo parentale consiste nella possibilità di astenersi dal lavoro, al fine di stare accanto al bambino nel primo anno di vita, favorendo la relazione con la mamma o con il papà. L’astensione facoltativa può arrivare fino a 10 mesi da ripartire tra i due genitori (un genitore ha diritto massimo a 6 mesi) e da fruire nei primi otto anni di vita del bambino. È importante inoltre sapere, che questo permesso spetta al genitore richiedente anche qualora l’altro genitore non ne abbia diritto in quanto disoccupato o lavoratore autonomo.
Dalla fine dell’anno scorso, è diventato molto più flessibile, infatti può essere richiesto anche a ore. Chi usufruisce del congedo parentale (che non va confuso con il congedo di maternità o di paternità, spettante a chi ha dei figli neonati), deve però fare i conti (nel vero senso della parola) con un netto taglio dello stipendio: verrà retribuito solo il 30 percento dello stipendio.
Per renderlo più tollerabile economicamente e per non perdere il lavoro, il Governo Monti ha previsto un congedo anche a ore in modo tale che i genitori possano organizzare dei turni con i bambini con meno di 8 anni. Il congedo parentale spetta anche alle lavoratrici autonome che abbiano effettuato il versamento dei contributi relativi al mese precedente quello in cui ha inizio il congedo e che vi sia l’effettiva astensione dall’attività lavorativa.