
A scientific researcher works with embryonic stem cells from in-vitro fertilization in a laboratory, at the Univestiry of Sao Paulo's human genome research center, in Sao Paulo, Brazil, on March 4, 2008. Brazil's Federal Supreme Court will decide tomorrow on the continuity of the embryonic stem cells research, after Roman Catholich church officials and anti-abortion groups urged to ban it, as the stem cells extraction entails the destruction of the embryo. AFP PHOTO/Mauricio LIMA (Photo credit should read MAURICIO LIMA/AFP/Getty Images)
L’ospedale Sandro Pertini di Roma nuovamente nella bufera per un sospetto caso di scambio di embrioni, analogo a quello perpetrato ai danni di una coppia in attesa di due gemelli non compatibili con il DNA dei genitori e risalente solo a due mesi fa.
Stavolta ad aver effettuato la denuncia sono stati una donna di 43 anni e suo marito, di Napoli, che avrebbero già richiesto un risarcimento di un milione di euro per il danno.
I coniugi, sposati da 10 anni e da sempre alla ricerca di un figlio, si erano rivolti con successo al Centro Fertilità del nosocomio romano, così come centinaia di altre coppie desiderose di diventare genitori, ma una volta che la donna si era sottoposta agli esami di rito, tra cui l’amniocentesi, l’amara scoperta: il bambino che con tanta gioia portava in grembo, non era biologicamente figlio suo.
Rispetto alla storia precedente, però, questa dei coniugi napoletani presenta zone d’ombra maggiori. Innanzi tutto, come ha fatto sapere il Direttore del Pertini, Vitaliano De Salaza, non sono pervenute denunce ufficiali, e soprattutto non risultano i nomi dei due coniugi negli archivi di coloro che si sono sottoposti al trattamento di procreazione assistita nei mesi scorsi.
Inoltre, dal momento che secondo il racconto dei due, la analisi che hanno portato alla scoperta dell’errore, sarebbero state effettuate presso il San Camillo (semrpe a Roma), ci sono anche delle “stranezze” relative a questi referti, che risulterebbero, addirittura, contraffatti. Come denuncia la Direttrice del Dipartimento di Medicina molecolare del San Camillo, Paola Grammatico, la sua firma in calce ai referti sarebbe un falso.
Insomma, il sospetto del tentativo di truffa aleggia nell’aria. Ad ogni modo, come racconta la coppia, la scoperta di aspettare un bambino – una femminuccia, per la precisione – non concepita con il proprio materiale biologico, li ha devastati. Il marito, Giacomo, di 47 anni, di professione impiegato statale, è persino arrivato a sospettare un tradimento della moglie, un sospetto rientrato una volta che si è capito che il feto non solo non è biologicamente figlio del padre, ma neppure di sua madre.
E adesso? La coppia, che si dichiara profondamente cattolica, porterà avanti la gravidanza e ha già deciso il nome della nascitura: Francesca, “Come il Papa”. I due futuri genitori si sono rivolti all’Associazione Agitalia per avere giustizia, e a breve, come assicura il loro legale, avvocato Marianna Contei, si sottoporranno ad ulteriori controlli proprio al Pertini.
Ricordiamo che dopo il polverone nato a seguito della scoperta del precedente scambio di embrioni, il Centro di Fertilità dell’ospedale romano è stato chiuso, perché dai controlli dei NAS sono emerse gravi irregolarità e pressapochismo nel metodo usato per la classificazione delle provette. Vedremo come andrà a finire questa storia, sperando che, naturalmente, non ne emergano altre a breve…