
Bambini che non stanno mai fermi, bambini con l’argento vivo addosso, bambini monelli. Sono bambini iperattivi? Qual è la differenza tra una grande vivacità ed energia e la sindrome ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), ovvero deficit di attenzione e disordine da iperattività?
Sono tanti i genitori che si pongono, con legittima preoccupazione, questo quesito. L’iperattività, seppur un disturbo probabilmente sovrastimato negli ultimi tempi, è una sindrome neuro-comportamentale che colpisce circa il 4-5% della popolazione infantile mondiale, manifestandosi con diversi gradi di gravità.
Il bambino iperattivo non sta mai fermo, si dimentica le cose perché facilmente perde la concentrazione, non riesce a portare a termine anche i compiti più semplici, si comporta come un clown ma è anche soggetto a bruschi cali dell’umore e irritabilità.
E’ difficile, però, per un genitore, riuscire a capire se il proprio bambino è ingestibile solo perché molto vivace e capriccioso (magari perché cerca di attirare l’attenzione su di sé), o perché affettivamente affetto dalla sindrome ADHD. Vediamo quali sono i sintomi principali della sindrome ADHD vera e propria, considerando che essi insorgono tra i 2 e i 7 anni di età del bambino e che per giungere alla diagnosi devono essere presenti almeno nella percentuale del 70%.
- Difficoltà di concentrazione
- Difficoltà a portare a termine un compito, anche molto semplice
- Insofferenza verso qualunque sforzo di tipo mentale
- Disattenzione (il bimbo non ascolta il suo interlocutore o lo fa per tempi brevissimi)
- Tendenza a scordarsi le cose
- Difficoltà a compiere lavori che richiedano una certa cura
- Impossibilità a gestire più di un compito alla volta
- Tendenza ad interrompere gli altri quando parlano
- Impulsività nel parlare e nell’agire
- Tendenza a parlare troppo e a raffica, talvolta senza senso
- Tendenza ridacchiare di continu
o
Prima di portare il proprio bimbo monello e vivace dallo specialista (in questo caso il neuropsichiatra o uno psicoterapeuta esperto in iperattività), i genitori possono sottoporlo a qualche semplice test casalingo. Ad esempio, per verificare che effettivamente esista un deficit di attenzione, possono dargli da eseguire un compito che a lui piace molto e a cui anche voi tenete, e stimolarlo, senza aiuti, a svolgerlo dall’inizio alla fine.
Se vedete che proprio non ce la fa, e d’altro canto avete annotato anche tutti gli altri comportamenti anomali che abbiamo elencato, allora è meglio rivolgersi allo specialista. Attualmente per aiutare i bambini affetti da sindrome ADHD si segue una strategia multimodale, che associa la somministrazione di farmaci psicostimolanti a terapie psicosociali e psicoeducative, ma un aiuto può arrivare anche dall’alimentazione (medicina ortomolecolare). Se ben seguiti i bambini iperattivi possono fare una vita del tutto normale imparando a gestire il proprio deficit.
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Foto| via Pinterest