Lo fa con le parole del presidente Fabio Mosca, intervenendo sui casi dei neonati deceduti a Brescia a causa di sepsi ed enterocolite necrotizzante, due tra le malattie più temute nei neonati prematuri.
Secondo i dati riportati dalla SIN i nati pretermine, soprattutto se molto prematuri, rischiano ogni minuto la vita. In Italia il tasso di mortalità per i bambini nati sotto i 1500 grammi è tra i più bassi al mondo, con una mortalità dell’11,3% contro il 14,3 delle Terapie Intensive Neonatali del mondo. Un tasso che continua a diminuire, grazie alla qualità delle TIN degli ospedali italiani.
Tuttavia, la fragilità di questi neonati e le tante variabili che, sin dalla gravidanza, ne possono condizionare la prognosi, identificano la prematurità come una malattia grave. La sopravvivenza di ogni bambino nato prematuro è un successo che non si deve dare per scontato e le tragiche complicazioni sono possibili anche quando le cose sembrano migliorare, come è accaduto nel caso del piccolo Marco a Brescia.
La Società Italiana di Neonatologia esprime la sua vicinanza ai genitori in primo luogo, ma anche ai medici e agli infermieri che si sono presi cura dei piccoli pazienti.
Quando i genitori ci affidano i loro bambini li curiamo come fossero nostri figli, garantendo loro la massima attenzione e professionalità, perché consideriamo il benessere di ogni neonato e la sopravvivenza dei prematuri la prima ragione del nostro essere medici. Se vogliamo veramente mettere il neonato al centro del futuro” conclude Mosca, “dobbiamo innanzitutto mirare a ridurre le cause della prematurità e continuare a migliorare l’assistenza con l’obiettivo di rendere questa popolazione sempre meno vulnerabile.
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