
Soffio al cuore nei neonati, tutto quello che c'è da sapere - Bebeblog.it
Cosa c’è da sapere sul soffio al cuore dei neonati: le parole degli esperti, quando allarmarsi e a cosa stare attenti.
Il soffio al cuore nei neonati è un fenomeno che suscita preoccupazione e curiosità tra i genitori. Durante le visite pediatriche di routine, i medici possono rilevare questo suono, che in molti casi si rivela innocuo. Ma cosa significa realmente? E quando è il caso di allarmarsi? Per fare chiarezza, ci siamo rivolti agli esperti del settore, in particolare alla cardiologa pediatra Anna Maria Colli, che lavora presso il Policlinico di Milano.
Il soffio al cuore è definito come un rumore generato dal flusso del sangue che attraversa le valvole e le cavità cardiache. A differenza dei toni cardiaci, che sono suoni obbligatori e stabili, il soffio si presenta come una vibrazione che può ricordare il suono di una cascatella. È fondamentale capire che, nella maggior parte dei casi, questi soffi sono di natura fisiologica o parafisiologica e non indicano necessariamente la presenza di una patologia.
Soffio al cuore nei neonati: cosa c’è da sapere
Esistono diverse tipologie di soffi, e la loro classificazione è cruciale per comprendere se ci si trova di fronte a un fenomeno benigno o a un potenziale problema cardiaco. I soffi “innocenti” sono quelli che possono variare in intensità a seconda della posizione del bambino; ad esempio, un soffio potrebbe essere udibile quando il neonato è sdraiato, ma scomparire quando si trova in posizione seduta. Questi soffi tendono a diminuire o a scomparire del tutto con la crescita del bambino, generalmente entro i primi anni di vita.
Al contrario, i soffi “strutturali” sono caratterizzati da una maggiore stabilità e non cambiano significativamente con il mutare della posizione. Tuttavia, le loro caratteristiche possono variare nel tempo, a seconda della situazione anatomica del cuore. Ad esempio, un soffio può aumentare d’intensità se una valvola cardiaca si stringe ulteriormente, oppure diminuire se un difetto cardiaco, come un “buco” nel cuore, si chiude spontaneamente.
La rilevazione del soffio al cuore avviene generalmente durante le visite pediatriche di routine, spesso mentre si controllano altri aspetti della salute del bambino. È un evento così comune che quasi tutti i neonati e i bambini piccoli ne vengono esposti almeno una volta. Tuttavia, è importante sottolineare che la maggior parte di questi soffi non corrisponde a una cardiopatia, la cui incidenza è inferiore all’1%.
“Durante le visite, i pediatri hanno l’abitudine di auscultare il cuore del bambino con un fonendoscopio”, spiega la dottoressa Colli. “Non esiste un momento preciso in cui il soffio si manifesta, quindi è inutile interrogarsi su come mai nessuno lo abbia notato prima. I pediatri sono formati per distinguere tra un soffio innocente e uno potenzialmente problematico.” In alcuni casi, il soffio può essere influenzato da fattori esterni, come la febbre, che provoca un innalzamento della frequenza cardiaca. In tali circostanze, il soffio viene definito “funzionale”, in quanto è il risultato di un flusso sanguigno accelerato attraverso le valvole cardiache.

La vera preoccupazione sorge quando il pediatra ha dei dubbi sulla normalità del soffio. In questi casi, può essere necessario eseguire un elettrocardiogramma (ECG) e una visita cardiologica più approfondita per escludere anomalie cardiache strutturali o funzionali. Tra le cardiopatie più comuni che possono manifestarsi nei bambini da zero a tre anni, troviamo difetti interventricolari, anomalie valvolari congenite e la mancata chiusura del dotto di Botallo, un piccolo condotto che collega il cuore all’aorta durante la vita fetale.
Per approfondire ulteriormente la situazione, può essere richiesto un ecocardiogramma, un esame che non richiede sedazione anche nei neonati. Solitamente, un ciuccio, un biberon o un giocattolo possono essere sufficienti per mantenere il bambino tranquillo durante l’esame. Questo approccio permette ai medici di visualizzare il cuore in tempo reale e di ottenere informazioni dettagliate sulla sua struttura e funzionalità.
In Italia, l’elettrocardiogramma di screening viene generalmente eseguito solo nell’ambito della medicina sportiva. Molti esperti, tra cui cardiologi pediatri, ritengono che non sia necessario estendere questo screening a tutti i bambini, dato che le cardiopatie sono relativamente rare. Tuttavia, vi è consenso sull’importanza di effettuare screening mirati su famiglie a rischio, dove ci sia una storia familiare di patologie cardiache, per identificare eventuali anomalie in modo tempestivo.
Mentre il soffio al cuore nei neonati può sembrare allarmante per i genitori, è spesso un fenomeno benigno. È fondamentale seguire le indicazioni del pediatra e, se necessario, procedere a ulteriori esami per garantire la salute del piccolo. La comunicazione aperta con i professionisti della salute e una comprensione dei segnali del corpo sono essenziali per affrontare con serenità questa fase delicata della vita del bambino.