
Come funziona il Bonus Mamme? - bebeblog.it
Bonus mamme: un importante sostegno economico di 3000 euro per le famiglie italiane. Ecco come fare per ottenerlo.
Si avvicina una data cruciale per il futuro del Bonus Mamme da 3.000 euro annui, previsto dalla Legge di Bilancio 2024. Il prossimo 11 giugno, la Corte Costituzionale italiana si pronuncerà sulla legittimità dell’esclusione delle lavoratrici precarie, in particolare quelle del settore scolastico, da una misura attualmente riservata alle madri con contratti a tempo indeterminato. Questo verdetto potrebbe avere ripercussioni significative, non solo per le madri coinvolte, ma anche per la politica sociale del paese.
Cos’è il Bonus Mamme e a chi è destinato
Introdotto per sostenere la natalità e migliorare il reddito delle donne lavoratrici, il Bonus Mamme prevede un’esenzione contributiva di 250 euro al mese, fino a un massimo di 3.000 euro all’anno, per ogni madre lavoratrice con contratto a tempo indeterminato. L’iniziativa rappresenta un tentativo del governo di incentivare le nascite in un contesto demografico sempre più preoccupante. Tuttavia, l’esclusione delle lavoratrici con contratti precari, una categoria che comprende molte madri nel settore scolastico, ha suscitato forti contestazioni e richieste di modifica.
La questione è emersa grazie a un ricorso presentato da un gruppo di lavoratrici della scuola, sostenute dal sindacato Anief. La memoria presentata dal presidente Marcello Pacifico è stata accolta dalla Corte come “amicus curiae”, evidenziando l’importanza della questione. Secondo quanto riportato, diversi tribunali del lavoro, da Lodi a Catania, hanno già riconosciuto il bonus anche alle madri precarie, invocando il principio di parità di trattamento previsto dalla Direttiva UE 1999/70/CE. Questo principio stabilisce che i lavoratori con contratti a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, senza una giustificazione oggettiva.

Dalla prima sentenza a Lodi nel 2023, si sono susseguite altre pronunce favorevoli da parte di giudici di diverse città, tra cui Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania. In quest’ultimo caso, il giudice ha evidenziato come l’esclusione delle madri precarie dal bonus non possa essere giustificata da alcun motivo oggettivo, risultando pertanto discriminatoria. Queste sentenze sono importanti non solo per il loro impatto immediato, ma anche per il segnale che inviano al legislatore e alla società riguardo all’importanza della parità di diritti nel mondo del lavoro.
L’estensione del Bonus Mamme a tutte le lavoratrici madri, indipendentemente dalla natura del loro contratto, avrebbe un costo stimato di circa 200 milioni di euro per il 2024 e altrettanti per il 2025. Anche se queste cifre possono sembrare elevate, i benefici a lungo termine supererebbero di gran lunga i costi. Estendere il bonus potrebbe, infatti, ridurre il numero di ricorsi individuali, alleviando la pressione su un sistema giudiziario già sovraccarico e contribuendo a sanare una disuguaglianza strutturale che affligge il mondo del lavoro femminile.
Con la Corte Costituzionale pronta a esprimersi, il futuro del Bonus Mamme è in bilico. Se la Consulta dovesse dichiarare incostituzionale l’attuale esclusione delle lavoratrici precarie, il Governo sarebbe obbligato a rivedere la normativa esistente. Inoltre, potrebbe aprirsi la possibilità di un riconoscimento retroattivo del bonus per le madri già escluse, dando così un importante segnale di equità e giustizia sociale. La decisione della Corte non solo influenzerà la vita di molte madri, ma rappresenterà anche un test cruciale per il sistema di protezione sociale italiano, mettendo in discussione le attuali politiche di sostegno alla natalità e al lavoro femminile.