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Gravidanza

Mamme da legare: L’apparente freddezza della futura mamma durante la gravidanza

La reazione di una futura mamma alla gravidanza, per quanto desiderata, è sempre qualcosa di molto personale.

Ci sono donne che vivono in un costante stato di grazia per nove mesi: parlano volentieri di ciò che sta accadendo, iniziano a guardare le vetrine dei negozi per bambini con occhio lucido, portano in giro la pancia come un trofeo. Tutto lecito e, confessiamolo, bellissimo. E c’è chi, invece, vive la gravidanza con un po’ di apparente distacco: ne parla solo se interrogata, aspetta l’ultimo momento per corredini e giochi, non dissemina la casa di ecografie incomprensibili. Personalmente, appartenevo a quest’ultimo gruppo.

Quando qualcuno mi faceva gli auguri rispondevo con un sorriso gentile, e altrettanto mi comportavo con chi mi diceva la famigerata frase “goditi questi mesi!”. Io non me li sono goduti, li ho vissuti serenamente: ero dell’idea che la bimba me la sarei goduta una volta fuori. Il fatto che non me ne andassi in giro con aria sognante mi rendeva bersaglio di sguardi perplessi, che dicevano chiaramente: “mah… Forse non lo voleva…”. Invece lo volevo, ma non ne facevo una questione di pubblico interesse. Anche le persone a me più vicine, e che mi conoscevano da anni, per un momento almeno hanno avuto la tentazione di pensare che non fossi così felice di essere incinta.

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La verità è che per la maggior parte del tempo ero troppo stanca per avere visioni della Madonna col bambino, e che non avevo molta voglia di affezionarmi a una pancia, preferivo concentrarmi sul suo contenuto. Il lato positivo è stato che una volta partorito, quando ho avuto mia figlia in braccio, mi sono toccata la pancia e ho pensato che tutto fosse al posto giusto, e che l’ordine fosse stato ristabilito: nostalgia della pancia pari a zero. E in più, la pubalgia che mi aveva tormentato per mesi era magicamente sparita. Adesso sì che avevo visioni della Madonna e di tutti i santi. Ma forse era la morfina.

Recentemente ho incontrato una mia amica, incinta di poche settimane: stanca, frastornata, con poca voglia di parlare della gravidanza. Eppure lo ha desiderato per una vita! Dovrei pensare che le sia passato l’entusiasmo? Ma nemmeno per sogno! Mi sono riconosciuta nel sorriso di circostanza, nelle parole scelte come se l’utero fosse di un’altra e non il suo. Verosimilmente, il suo compagno si è emozionato più di lei nel sentire per la prima volta il battito del bambino, come è capitato a me. Io, in quel momento, pensavo solo: “bene, battito nella norma. Sembra tutto a posto. Adesso sarà meglio che questa (la ginecologa) si muova e mi tolga quel coso (la sonda dell’ecografo) da lì (non devo specificare)”.

Per fortuna, siamo tutte diverse: ci sono le entusiaste e ci sono quelle che non sentono gli uccellini cantare per 40 settimane. Quale dei due gruppi è migliore dell’altro? Ma nessuno, naturalmente. Se appartenete al secondo come me, preparatevi alle domande stupide e indiscrete del genere “ma non sei contenta?” e agli sguardi perplessi. E credetemi, il nostro è il gruppo più nutrito ma, per qualche ragione, sembra quasi che dobbiamo nasconderci. La solita vecchia storia: se sei incinta, hai raggiunto lo scopo del genere femminile, quindi devi mostrare euforia. Sarà, ma io sono molto più felice di uno solo dei mesi passati da mia figlia fuori dall’utero che dei nove passati dentro.

Foto | Flickr

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