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Giornata della Memoria 2014: i brani di autori famosi sulla Shoah per i bambini

Spiegare la Shoah ai bambini è senza dubbio difficile, ma importante. Per farlo si può ricorrere a strumenti come i film, le poesie, e i racconti sull’Olocausto. Ecco alcune pagine famose adatte ai più piccoli

Il 27 gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata della Memoria, che ricorda l’ingresso dei soldati russi nel lager di Auschwitz – avvenuta proprio il 27 gennaio del 1945 – e la conseguente liberazione dei (pochi) prigionieri superstiti.

Cosa fosse accaduto a tutti gli altri milioni di ebrei, soprattutto, ma anche disabili, zingari, dissidenti politici e omosessuali, si chiama Shoah, o Olocausto, parole che per tutti noi significano solo una cosa: sterminio.

La storia ci ha insegnato che difficilmente è maestra per gli uomini, ecco perché enormi, immani crimini contro l’umanità come quelli accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera dei nazisti di Hitler, ma non furono certo gli unici carnefici, possono sempre ripetersi. Ed ecco perché, a mano a mano che il tempo passa, e i sopravvissuti dei campi di concentramento muoiono, è importante perpetuare il ricordo di questa tragedia, attraverso un’opera educativa che cominci fin dalla prima infanzia.

Le scuole hanno a disposizione ottimi strumenti didattici utili per spiegare la Shoah con un linguaggio adatto ai bambini, tra cui film e documentari, ma forse le testimonianze di chi “c’era”, a scrisse allora di ciò che accadeva tra il 1938 e il 1945, sono ancora le più forti, le più valide. Noi di Bebeblog partecipiamo alla Giornata della Memoria riportando tre brani tratti da altrettante celebri opere letterarie indicate per la lettura di bambini delle ultime classi elementari e delle scuole medie. Eccoli per voi, per non dimenticare.

  • Dal “Diario di Anna Frank”
    Venerdì 24 dicembre 1943
    Cara Kitty,
    quando viene qualcuno di fuori, col vento negli abiti e il freddo nel viso, vorrei ficcare la testa sotto le coperte per non pensare : ” Quando ci sarà di nuovo concesso di respirare un po’ d’aria fresca?” (…)
    Credimi, quando sei stata rinchiusa per un anno e mezzo, ti capitano dei giorni in cui non ne puoi più. Sarò forse ingiusta e ingrata, ma i sentimenti non si possono reprimere. Vorrei andare in bicicletta, ballare, fischiettare, guardare il mondo, sentirmi giovane, sapere che sono libera, eppure non devo farlo notare perché, pensa un po’, se tutti e otto ci mettessimo a lagnarci e a far la faccia scontenta, dove andremo a finire ? A volte mi domando : ” Che non ci sia nessuno capace di comprendere che, ebrea o non ebrea, io sono soltanto una ragazzina con un gran bisogno di divertirmi e di stare allegra?
  • Finale del romanzo “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman
    Ben trentasei, sui quarantasei studenti che componevano la mia classe, avevano perso la vita. Deposi l’opuscolo e attesi. Aspettai dieci minuti, poi mezz’ora, senza lasciare con lo sguardo quelle pagine stampate. Volevo veramente sapere? Ne avevo davvero bisogno? Che importanza poteva avere che fosse vivo o morto, visto che, comunque, non l’avrei più rivisto? Ma ne ero proprio sicuro? Era davvero impossibile che la porta di casa si aprisse per farlo entrare? E non stavo già, in quello stesso istante, tendendo l’orecchio per cogliere il suo passo? Afferrai l’opuscolo con l’intenzione di stracciarlo, ma… all’ultimo momento, mi trattenni. Facendomi forza, quasi tremando, lo aprii alla lettera “H” e lessi: “VON HOHENFELS, Konradin, implicato nel complotto per uccidere Hitler. Giustiziato
  • Dal cap. “Storia di 10 giorni” in “Se questo è un uomo” di Primo Levi
    “Quando fu riparata la finestra sfondata, e la stufa cominciò a diffondere calore, parve che in ognuno qualcosa si distendesse, e allora avvenne che Towarowski (un franco-polacco di ventitré anni, tifoso) propose agli altri malati di offrire ciascuno una fetta di pane a noi tre che lavoravamo, e la cosa fu accettata. Soltanto un giorno prima un simile avvenimento non sarebbe stato concepibile. La legge del Lager diceva: < >, e non lasciava posto per la gratitudine. Voleva ben dire che il Lager era morto. Fu quello il primo gesto umano che avvenne fra di noi. Credo che si potrebbe fissare a quel momento l’inizio del processo per cui, noi che non siamo morti, da Häftlinge siamo lentamente ridiventati uomini”

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