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Cronaca

Mamme da legare: Gli eccessi dell’allattamento al seno e dell’allattamento artificiale

A volte, quando si parla di maternità, ho l’impressione che ci si divida in partiti un po’ troppo intransigenti.

Prima ancora di arrivare alle vere e proprie liti alle quali ho assistito su svezzamento tradizionale e autosvezzamento, c’è il delicato problema dell’allattamento. Quando ero incinta, con mia grande sorpresa e con non poca perplessità, mi sono sentita chiedere “allatterai al seno?”. Mi sembrava una domanda assurda: certo che avrei allattato al seno! L’unico caso “comprensibile” di madre che, senza problemi clinici, allattava artificialmente il figlio, mi sembrava essere quello di un’attrice porno che, lavorando anche con quella parte anatomica, cercava di preservarla per il lavoro. E anche in quel frangente mi sembrava inutile: in nove mesi sono passata da una terza alla sesta, e la tonicità mi sembrava comunque solo un bel ricordo.

In ogni caso mi dicevo che, se hai deciso di fare un figlio, non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca, e quello dell’allattamento mi sembrava un sacrificio minimo e basilare. Le cose sarebbero andate diversamente, e avrei allattato solo per pochissimo tempo. Col passare dei mesi ho superato (più o meno) i sensi di colpa, e mi sono detta che, alla fine, l’allattamento artificiale mi aveva dato anche dei benefici: per esempio, delle lunghe nottate di sonno tranquillo mentre il mio compagno si alzava per far mangiare la bambina. Ma, quando finalmente trovavo un po’ di pace, mi imbattevo nel solito articolo sull’allattamento al seno.

Sia chiaro: dell’allattamento al seno e dei suoi innegabili benefici sapevo tutto già da prima. Il problema non era l’articolo in sé, ma i commenti delle madri estremiste che trovavo in calce. “Peggio per chi non allatta. Ve ne accorgerete poi…”: minacce velate. “Io so che mio figlio avrà un QI superiore a quello dei bambini allattati artificialmente”: traduzione, “tuo figlio invece, poveraccio… “. “Mio figlio si ammalerà di meno, a differenza dei vostri”: nemmeno commento. “Io l’ho allattato fino ai 4 anni”: ok, ne prendo atto. Vorrei però tanto rispondere a queste madri fortunate: vi è mai venuto il dubbio che questi vostri commenti possano essere offensivi o comunque delle vere e proprie coltellate? Noi madri che abbiamo allattato artificialmente siamo tanto contente per voi, ma non c’è bisogno di sbatterci in faccia statistiche per dimostrare eventuali futuri deficit dei nostri figli.

Ma la mia esperienza di madre mi ha fatto fare un ulteriore passo: ho conosciuto molte storie negli ultimi due anni e, sinceramente, non voglio giudicare nemmeno chi decide di non allattare al seno o di smettere dopo poco pur non avendo impedimenti pratici. I motivi sono davvero tanti e, se un problema fisico può essere più facilmente accettabile, non per questo voglio bollare un disagio psicologico come “atteggiamento da madre snaturata”. Ma chi sono io per giudicare? L’unica cosa che ho capito è questa: se una madre è equilibrata e serena, lo sarà anche il figlio. O qualcuno pensa che una madre esaurita sia meno dannosa di anticorpi scarsi? Ci sono donne che, dopo un po’, semplicemente non ce la fanno più. Non se lo aspettavano, non l’avevano messo in conto. Perché mai dovremmo colpevolizzarle (più di quanto non facciano da sole)?

Va benissimo informare sugli indiscutibili meriti dell’allattamento al seno, è indispensabile preparare le future madri ma, se la cosa non va in porto, smettiamola con questi giudizi sommari. E cerchiamo anche di stare attente a quello che scriviamo in un forum o sotto un post: lanciare anatemi, minacciare madri di terribili calamità che si abbatteranno sulle teste dei loro figli, dire: “io sono un’ottima madre perché ho allattato mio figlio fino a 6 anni e tu hai fallito” non è mai una grande idea.

Foto | Flickr

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