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Crescita

Mutismo selettivo nei bambini, perché il piccolo a scuola non parla?

Alcuni bambini nell’età della crescita rifiutano di parlare a scuola o davanti agli estranei ma non in famiglia. Si tratta del mutismo selettivo, vediamo le cause e come intervenire

Il mutismo selettivo è un disturbo del comportamento scolastico generato da ansia che si verifica quando un bambino intelligente si relaziona e parla solo con i familiari mentre a scuola non dice una parola.

Questa specifica patologia è spesso sottovalutata e persino ignorata, nel senso che i genitori non di rado cadono letteralmente dalle nuvole quando vengono a scoprire che il loro figlio, che in casa con amici e parenti parla normalmente, in classe si rifiuta di esprimersi, con gravi ripercussioni sul rendimento scolastico.

Il mutismo selettivo fa parte della grande famiglia delle fobie della scuola e non si può superare senza una terapia psicologica specifica, il bambino da solo, ancorché mosso da buona volontà, difficilmente trova in sé la forza e gli strumenti per risolvere il problema.

Il mutismo selettivo può manifestarsi durante tutto l’arco delle scuole primarie (ma in particolare nelle prime tre classi), che insorgere all’improvviso anche alle scuole medie, ed è scatenato da ansia da prestazione e senso di inadeguatezza, o innescato da traumi nati in ambito scolastico (ad esempio un cambio di insegnante, di classe, bullismo, disturbi dell’apprendimento e via discorrendo).

Anche se ci si accorge di questo disturbo molto tardi, ovvero quando si manifesti in modo conclamato in classe, in realtà difficilmente il mutismo selettivo “arriva” del tutto senza preavviso. Sono predisposti i bambini con bassa autostima, che già da piccoli, ad esempio tra 1 e 3 anni, tendono a parlare poco o non parlano davanti ad estranei ma si nascondono.

Questi bimbi una volta arrivati in classe si riconoscono per la tendenza all’isolamento, perché assumono tipiche posizioni “incassate”, quasi a volersi proteggere, perché hanno difficoltà a parlare o rifiutano del tutto di farlo a voce alta davanti ai compagni e fanno scena muta alle interrogazioni anche se hanno studiato. Ricordiamo infatti che il mutismo selettivo non ha nulla a che vedere con le capacità intellettive del bambino ma è una strategia comportamentale “figlia” un profondo disagio.

Inizialmente questi atteggiamenti vengono sottovalutati anche dagli insegnanti perché presi per semplice timidezza, e così si “accetta” che i bimbi in questione si esprimano per iscritto o con cenni del capo ed espressioni del viso.

Ma assecondare il rifiuto della verbalizzazione non è certo una buon scelta, perché il problema va a radicarsi. E’ importante, invece, agire subito con strategie multiple. Ad esempio con un approccio comportamentale da seguire a casa e a scuola coinvolgendo gli insegnanti e i familiari.

Si deve premiare ogni tentativo di comunicazione verbale del piccolo e per aiutarlo è bene che magari le prime volte a scuola possa venire interrogato solo davanti all’insegnante finché non si senta più tranquillo e fiducioso di sé. Affinché si sblocchi è infatti cruciale che il piccolo si senta sicuro, protetto, non giudicato.

Per stimolarlo ad interagire con gli altri, anche non conversando ma comunque imparando a stare con altri bambini, bisogna diversificare le possibilità di socializzazione del bimbo con altri coetanei. Ma tutto questo non basta se non c’è anche un aiuto terapeutico professionale da parte di psicologi specializzati che aiutino il bambino a sciogliere ansie e paure immotivate in modo tale che finalmente si senta libero di esprimersi di fronte a tutti senza temere e di “esistere”.

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