Cronaca

Le filastrocche per bambini di Bebeblog: Il paese dei bugiardi di Gianni Rodari

La favola di PinocchioPinocchio

Tra le filastrocche per bambini, ecco che Gianni Rodari ci regala una poesia piuttosto lunghetta, che però sicuramente i bambini ameranno. Certo, non pretendiamo che la imparino a memoria, ma potremmo leggerla insieme a loro per sorridere un po’ con le parole in rima del grande autore italiano che ci regala sempre tante emozioni.

[related layout=”big” permalink=”https://bebeblog.lndo.site/post/181471/le-filastrocche-per-bambini-di-bebeblog-i-colori-dei-mestieri-di-gianni-rodari”][/related]

La poesia di Gianni Rodari si intitola “Il paese dei bugiardi” e ci porta alla scoperta di una città davvero particolare, dove gli abitanti hanno un codice tutto loro che non consente mai di dire la verità e di chiamare le cose come stanno: bizzarro come luogo, vero? Cliccate qui sotto e buona lettura e buon viaggio nel paese dei bugiardi!

[accordion content=”

C’era una volta, là

dalle parti di Chissà,

il paese dei bugiardi.

In quel paese nessuno

diceva la verità,

non chiamavano col suo nome

nemmeno la cicoria:

la bugia era obbligatoria.

Quando spuntava il sole

c’era subito uno pronto

a dire: “Che bel tramonto!”

Di sera, se la luna

faceva più chiaro

di un faro,

si lagnava la gente:

“Ohibò, che notte bruna,

non ci si vede niente”.

Se ridevi ti compativano:

“Poveraccio, peccato,

che gli sarà mai capitato

di male?”

Se piangevi: “Che tipo originale,

sempre allegro, sempre in festa.

Deve avere i milioni nella testa”.

Chiamavano acqua il vino,

seggiola il tavolino

e tutte le parole

le rovesciavano per benino.

Fare diverso non era permesso,

ma c’erano tanto abituati

che si capivano lo stesso.

Un giorno in quel paese

capitò un povero ometto

che il codice dei bugiardi

non l’aveva mai letto,

e senza tanti riguardi

se ne andava intorno

chiamando giorno il giorno

e pera la pera,

e non diceva una parola

che non fosse vera.

Dall’oggi al domani

lo fecero pigliare

dall’acchiappacani

e chiudere al manicomio.

“È matto da legare:

dice sempre la verità”.

“Ma no, ma via, ma và…”

“Parola d’onore:

è un caso interessante,

verranno da distante

cinquecento e un professore

per studiargli il cervello…”

La strana malattia

fu descritta in trentatré puntate

sulla “Gazzetta della bugia”.

Infine per contentare

la curiosità

popolare

l’Uomo-che-diceva-la-verità

fu esposto a pagamento

nel “giardino zoo-illogico”

(anche quel nome avevano rovesciato…)

in una gabbia di cemento armato.

Figurarsi la ressa.

Ma questo non interessa.

Cosa più sbalorditiva,

la malattia si rivelò infettiva,

e un po’ alla volta in tutta la città

si diffuse il bacillo

della verità.

Dottori, poliziotti, autorità

tentarono il possibile

per frenare l’epidemia.

Macché, niente da fare.

Dal più vecchio al più piccolino

la gente ormai diceva

pane al pane, vino al vino,

bianco al bianco, nero al nero:

liberò il prigioniero,

lo elesse presidente,

e chi non mi crede

non ha capito niente.

” title=”Il paese dei bugiardi di Gianni Rodari”]

Change privacy settings
×