Si stima che il 90% di quei bambini non sia sopravvissuto all’Olocausto. Di loro rimangono testimonianze tangibili di come hanno vissuto nei campi di concentramento nazisti. Come ad esempio gli ormai famosi disegni dei bambini di Terezin. Friedl Dicker-Brandeis, un’artista e insegnante austriaca di origine ebraica, nel 1943 aveva tenuto dei programmi d’arte per 600 bambini, che potevano disegnare liberamente quello che la loro creatività suggeriva loro, mentre erano prigionieri della crudeltà umana.
[related layout=”big” permalink=”https://bebeblog.lndo.site/post/216028/la-stella-di-andra-e-tati-youtube”][/related]Farfalle, fiori, case di campagna e altri soggetti tipici dell’età dell’infanzia. Ma anche scheletri, armi da fuoco, soldati a testimoniare il trauma che i bambini deportati hanno dovuto portare come fardello troppo pesante per le loro minute spalle. Quelle ore passate a disegnare, però, erano fondamentali per quei ragazzini, come sostenuto spesso dall’artista, vittima anche lei dell’Olocausto.
Friedl Dicker-Brandeis non solo stava con i bambini, ma annotava anche le sue considerazioni su quanto l’arte nell’infanzia fosse fondamentale, anche come supporto terapeutico. Avrebbe voluto continuare anche dopo la fine della guerra e per questo tenne un vero e proprio archivio dei disegni, contrassegnanti con nome e data di realizzazione, all’interno di alcune valigie.
Alla fine della guerra, le valigie finirono in mano ai russi. 4000 disegni vennero conservati a Praga dal professore William Groag e mostrati al pubblico solo molti anni dopo il loro ritrovamento. Oggi si possono vedere in gran parte alla Sinagoga Pinkas nel Quartiere-Museo ebraico di Praga.

A drawing by one of the Jewish children who were incarcerated in the Terezin (Theresienstadt) concentration camp during the 2nd World War. Country of Origin: Czechoslovakia Period: 1942-1944 /Jewish Museum, Prague. (Photo by: Werner Forman/Universal Images Group via Getty Images)




