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Salute e benessere

Ictus cerebrale nei bambini: quali sono i campanelli d’allarme?

mamma bambino

Come riconoscere l’ictus cerebrale nei bambini? Vediamo quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare e come comportarsi.

L’ictus cerebrale può colpire anche i bambini. Così come negli adulti, si verifica quando un piccolo grume di sangue ostruisce il vaso sanguigno oppure quando uno di questi vasi si rompe. Vediamo come riconoscerlo e quali sono i sintomi da non sottovalutare.

Ictus cerebrale nei bambini: come riconoscerlo

Anche se l’ictus cerebrale è piuttosto raro nei bambini dai 0 ai 18 anni, è una problematica che può verificarsi. Addirittura, può colpire il neonato anche prima della nascita. A seconda della fascia d’età in cui si verifica, si indica con un nome diverso:

  • ictus perinatale: quando si manifesta nelle ultime 18 settimane di gravidanza fino ai primi 30 giorni di vita del bimbo;
  • neonatale: se avviene entro il primo mese di vita del bebè;
  • pediatrico: quando si manifesta tra il primo mese di vita e i 18 anni;
  • giovanile: se avviene tra i 18 e i 35 anni.

La Società Italiana di Pediatria ha sottolineato che l’ictus cerebrale si verifica quando un piccolo grumo di sangue ostruisce un vaso sanguigno cerebrale (ictus ischemico) oppure quando uno di questi vasi si rompe (ictus emorragico). Questo significa che per un lasso di tempo il sangue non arriva al cervello e, di conseguenza, le cellule muoiono. I danni possono essere più o meno gravi, provocando invalidità di gradi diversi.

E’ fondamentale, quindi, ricevere una diagnosi tempestiva, in modo da limitare il più possibile l’insorgere di gravi problematiche. I sintomi da non sottovalutare sono chiari: febbre alta, convulsioni, paralisi di una parte o metà del corpo, vomito a getto, mal di testa improvviso, problemi di deambulazione, della parola e della vista e coma.

neonato parto mamma ospedale

Ictus cerebrale nei bambini: come si cura?

Generalmente, ci sono alcuni fattori di rischio che possono causare ictus cerebrale, quali: malattie cardiache congenite o acquisite, anomalie congenite delle pareti dei vasi o della coagulazione del sangue. In caso di manifestazione perinatale, poi, si devono aggiungere: disordini nel funzionamento della placenta, parto prematuro, alterazioni della coagulazione o malattie autoimmuni nella mamma, ipoglicemia o infezioni e complicazioni durante il parto. In caso di ictus giovanile, invece, bisogna tenere conto di: traumi alla testa, patologie autoimmuni, infezioni, leucemia e tumori.

Come già sottolineato, un intervento precoce può fare la differenza. Pertanto, ai primi sintomi è consigliato correre in ospedale. E’ bene sottolineare che in Italia c’è l’associazione Fight the Stroke, nata nel 2014, e presso l’Ospedale Gaslini di Genova c’è il Centro Stroke Neonatale e Pediatrico, che si occupa di diagnosi, ricerca e assistenza a neonati e bambini colpiti dall’ictus.

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