I test di ovulazione non garantiscono risultati certi: possono dare falsi positivi o negativi, e cosa fare per riconoscere i giorni fertili.
Capire il momento giusto per concepire è un obiettivo comune per molte donne, e i test di ovulazione sembrano offrire una soluzione semplice e immediata. Questi stick promettono di individuare i giorni più fertili rilevando il picco dell’ormone LH (luteinizzante), che precede di poco l’ovulazione. Tuttavia, nonostante la loro diffusione, è importante sapere che non sono affidabili al 100%.
Il corpo femminile è complesso e soggetto a numerose variabili ormonali, fisiche e ambientali che possono influenzare i risultati. Un test positivo, infatti, non sempre significa che l’ovulazione avverrà davvero, e un test negativo non esclude la possibilità di ovulare. Ecco i principali motivi per cui i test di ovulazione possono sbagliare e come usarli con maggiore consapevolezza.
Test ovulazione, ecco perché non sono sempre sicuri
Il principio di funzionamento dei test di ovulazione si basa sulla rilevazione dell’ormone LH, che aumenta poco prima del rilascio dell’ovulo. Tuttavia, in alcuni casi può verificarsi un picco di LH senza effettiva ovulazione. Ciò accade, ad esempio, nella Sindrome del Follicolo Luteinizzato (LUF), una condizione in cui il follicolo si trasforma in corpo luteo senza aver mai rilasciato l’ovulo.
Non tutte le donne producono lo stesso quantitativo di LH, e la durata del picco può variare. Se il picco dura meno di 10 ore o se il livello dell’ormone non raggiunge la soglia di rilevazione del test, lo stick può risultare falsamente negativo, pur avendo ovulato. Per questo, in alcuni casi, è utile ripetere il test più volte al giorno o integrarlo con l’osservazione del muco cervicale.
Le donne con PCOS (Sindrome dell’Ovaio Policistico) presentano spesso livelli costantemente elevati di LH, che portano a risultati positivi anche in assenza di ovulazione. In questi casi, il test può essere fuorviante e non rappresentare un indicatore affidabile del periodo fertile.

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Un test positivo non basta per assicurarsi che le condizioni siano favorevoli al concepimento. È fondamentale anche che ci sia muco cervicale fertile, elastico e filante, che permetta agli spermatozoi di sopravvivere e raggiungere l’ovulo. Se il test rileva il picco di LH quando il muco è già tornato denso, il momento migliore per avere rapporti potrebbe essere già passato.
Diversi fattori possono rendere i test inaffidabili:
- Età superiore ai 40 anni, che può determinare alti livelli di LH anche senza ovulazione;
- Assunzione di farmaci (come FSH, HCG, antibiotici o terapie ormonali) che interferiscono con i valori ormonali;
- Periodo post parto o allattamento, in cui l’assetto ormonale è instabile;
- Errori nell’uso del test, come la lettura troppo tardiva o la conservazione in condizioni non ottimali.
- Anche la tempistica è cruciale: usare gli stick troppo presto o troppo tardi rispetto all’ovulazione può compromettere i risultati.
Per aumentare la precisione, è consigliabile osservare i segnali del corpo: monitorare la temperatura basale, valutare il muco cervicale e prendere nota della regolarità dei cicli. Questi metodi, se abbinati ai test, permettono di individuare con maggiore certezza la finestra fertile.
Inoltre, chi ha cicli irregolari dovrebbe utilizzare test più economici e ripetuti nel tempo (come i “test canadesi”), che consentono di monitorare più giorni senza costi elevati.

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