Salute e benessere

Come affrontare i disturbi del linguaggio

LONDON, ENGLAND - NOVEMBER 06: Harry Collett, (9), plays with a Lego Coastguard Patrol set at a media event at St Mary's Church in Marylebone on November 6, 2013 in London, England. The Toy Retailers Association's Dream Toys chart, is an independent list of the predicted Christmas top 12 best-selling gifts for children. (Photo by Matthew Lloyd/Getty Images)

Sono quasi il 10 percento i bambini in età prescolare e circa il 5 in età scolare che soffrono di un ritardo o un disturbo del linguaggio. Tra le problematiche più diffuse ci sono dislessia, disgrafia, disturbi dell’articolazione, dell’eloquio o del linguaggio espressivo. A dare questi numeri sono gli esperti della Federazione Italiana Logopedisti, che durante il Congresso Nazionale in corso hanno fornito anche qualche suggerimento.

La prima cosa importante è riconoscere che qualcosa non va. E non è facile per un genitore che spesso non vuole vedere o pensa che sia tutto normale. Tiziana Rossetto, presidente FLI, ha così spiegato:

Per farlo bisogna valutare il vocabolario fra i 12 e i 18 mesi: il piccolo dovrebbe essere in grado di dire almeno cento parole, questo basta a farci capire che svilupperà un lessico più complesso in seguito. Soprattutto, occorre capire se il bimbo ha l’intenzione di comunicare: ci segue con lo sguardo? Anticipa le richieste con i gesti? Sorride, è espressivo? Si tratta di indicazioni che si possono avere osservando il figlio già durante l’allattamento, quando mamma e bambino guardandosi e interagendo stabiliscono il “turno della comunicazione”. Se tutto questo c’è, non bisogna preoccuparsi: il bagaglio di parole crescerà, ma non ci sono i segni per temere un serio disturbo dello sviluppo.

Il primo sintomo di un disturbo del linguaggio è l’assenza di comunicazione. Intorno ai due anni, se la situazione non è migliorata, occorre chiedere una valutazione funzionale linguistica. Chi la deve fare? Il logopedista che potrà seguire il bambino per aiutarlo, quasi come fosse un gioco, a migliorare il suo modo di esprimersi.

Via | Corriere

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