
BERLIN - SEPTEMBER 18: Fourth-grade students read books in the elementary school at the John F. Kennedy Schule dual-language public school on September 18, 2008 in Berlin, Germany. The German government will host a summit on education in Germany scheduled for mid-October in Dresden. Germany has consistantly fallen behind in recent years in comparison to other European countries in the Pisa education surveys, and Education Minister Annette Schavan is pushing for an 8 percent increase in the national educaiton budget for 2009. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)
La fase delicata della preadolescenza in Italia coincide, grossomodo, con gli anni della scuola media, anche se può includere l’ultimo anno della primaria e i primi delle superiori.
In linea generale le bimbe, che iniziano il loro sviluppo puberale prima dei coetanei maschi, si ritrovano nella preadolescenza già prima dell’ingresso nella prima media, mentre i bambini possono veder ritardato questo momento fino al primo anno di scuola superiore.
In ogni caso, anno prima, anno dopo, il passaggio arriva per tutti e, naturalmente, non arriva senza conseguenze. Che cosa comporta, dal punto di vista del rendimento scolastico, questa tappa così cruciale?
Ragazzi e ragazze affrontano la pubertà, che comporta modifiche psico-fisiche straordinarie sulla spinta degli ormoni sessuali, e si ritrovano a vivere sensazioni mai provate prima, il loro carattere muta, la personalità di definisce, i sentimenti si radicalizzano, si inizia a percepire sfumature impossibili da comprendere nell’infanzia, quando tutto ci appare “bianco” o “nero”.
Queste trasformazioni “aprono” la mente, rendendo il cervello del preadolescente – negli anni dorati tra gli 11 e i 14 anni – più ricettivo e creativo. In questi anni, inoltre, nascono le prime inclinazioni naturali e i ragazzi scoprono anche le materie di studio che li appassionando di più e che, spesso, determineranno le loro scelte di vita future.
E’ però, la preadolescenza, anche un momento in cui il rapporto con la scuola, soprattutto con l’impegno serio e continuato e con l’autorità rappresentata dai professori, diventa problematico. Molti ragazzi hanno in questa fase un calo nel rendimento scolastico, si perdono tra altri mille interessi e diventano dispersivi, mal sopportando di dover studiare materie che ritengono del tutto inutili (ma della cui utilità si accorgeranno da adulti).
La fase della ribellione, naturalmente, si declina anche in ambito scolastico. Talvolta, invece, diventano apatici e si isolano, saltano la scuola quando possono e sembrano non volersi interessare a nulla. Inoltre la competizione in classe aumenta, e i ragazzi con bassa autostima possono rimanere indietro perché si sentono inadeguati, persino “stupidi”, rispetto alle nuove sfide scolastiche.
Del resto, c’è anche da dire che la differenza nei tempi dello sviluppo può avere un peso, perché un bimbo immaturo fisicamente lo sarà anche dal punto di vista intellettivo, rispetto ad un coetaneo già in piena pubertà. come aiutare i propri figli in questa delicata fase?
Il consiglio che si può dare ai genitori è quello di indirizzarli senza forzature, rispettando gli interessi del ragazzo senza costringerli a scegliere un corso di studi che a loro non interessa, ma anche guidandoli e trovare dentro di sé le proprie inclinazioni naturali e a valorizzarle.
Un ragazzo preadolescente talvolta vuole “strafare”, senza rendersi ben conto delle proprie capacità reali, e pertanto i genitori devono aiutarlo a focalizzarsi su pochi ma buoni obiettivi. Inoltre, non bisogna “fissarsi” sui voti. Anche il ragazzo più intelligente può, in questa fase, avare dei cali, accettate questo fatto come del tutto naturale, senza farne un dramma!
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